Napoli. Arrivano le condanne per i vertici delle ecomafie rienuti responsabili del disastro ambientale della discarica Resit di Giugliano. Questo pomeriggio il Tribunale di Napoli ha inflitto 20 anni a Cipriano Chianese (richiesta era 30), avvocato di Parete ritenuto dall’Antimafia la “mente” e l’inventore dell’affare rifiuti, 16 anni a Gaetano Cerci, imprenditore considerato legato al clan dei Casalesi ed alla loggia massonica P2, e 5 anni e mezzo all’ex subcommissario Giulio Facchi (commissario era Antonio Bassolino).

Il pm della Dda Milita aveva chiesto complessivamente circa 300 anni di reclusione per gli imputati che avevano scelto il rito ordinario. Le accuse erano disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti, aggravati dall’aver agevolato il clan dei Casalesi (fazione Bidognetti). Il processo era partito nel 2011 e prima della sentenza ci sono volute ben 180 udienze. Sarebbero emersi contatti con industriali del Nord che avrebbero usufruito del canale camorra per smaltire a prezzi stracciati, e in maniera illegale, rifiuti di produzione nell’invaso giuglianese. Con il rito abbreviato è già stato condannato in appello il boss Francesco Bidognetti. In aula da questa mattina presenti anche diversi attivisti delle associazioni ambientaliste del territorio.

“Abbiamo messo un primo punto fermo per dare la verità anche in onore di chi si è immolato per questa causa, penso ad esempio al polizotto Roberto Mancini (anche la vedova era presente in aula, ndr). – ha detto l’attivista Lucia De Cicco subito dopo la sentenza – Speriamo sia un punto di partenza. Adesso vogliamo capire bene tutte le condanne. Siamp un po’ preoccupati perché a quanto pare per molti non è stato riconosciuto  l’articolo 7, ovvero l’aggravante mafiosa. Per ora comunque è una piccola soddisfazione. Poi, oltre a seguire l’iter processuale, vogliamo capire – ha aggiunto l’esonente dell’associazione ‘L’eco della Fascia Costiera’ – il futuro della nostra zona una volta accertate la responsabilità”.

Nel processo il comune di Giugliano e quello di Parete si erano costituite parte civile. All’ente giuglianese è stato riconosciuto un risarcimento di 50mila euro.

“Una sentenza di condanna che rappresenta un primo importante passo in direzione del rendere giustizia al popolo campana che per anni ha subito l’avvelenamento del proprio territorio. Pene esemplari che non posso scrivere  la parola fine ad una vicenda complessa e dai contorni tutt’altro che chiari”. Lo dice il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Vincenzo Viglione commentando la sentenza che ha riconosciuto e condannato tre dei maggiori protagonisti (Chianese, Cerci e Facchi) e alcuni imprenditori dello scandalo dell’emergenza rifiuti in Campania. “Ora è il tempo di accertare le responsabilità di pezzi dello Stato che hanno favorito  – sottolinea – il business della camorra dei traffici e sversamenti illeciti dei rifiuti sulla rotta Nord /Sud durante il periodo commissariale”.

LE CONDANNE:

Alfani Remo – 12 anni
Meo Mosé – 12 anni
Cerci Gaetano – 16 anni
Chianese Cipriano – 20 anni
Di Cicco Carmine – 4 anni e 6 mesi
Frattaruolo Antonio – 4 anni e 6 mesi
Vetrano Carlo – 4 anni e 6 mesi
Facchi Giulio – 5 anni e 6 mesi
Ferrante Giovanni – 6 anni e 6 mesi
Giordano Giuseppe – 6 anni e 6 mesi
Menae Filomena – 4 anni e 6 mesi
Roma Generoso – 5 anni e 6 mesi
Roma Raffaele – 5 anni e 6 mesi
Roma Elio – 6 anni
Santillo Enrico – 4 anni

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