Il Gup del Tribunale di Napoli D’Auria ha assolto dall’accusa di reato di l’associazione a delinquere di stampo camorristico gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Il giudice, che depositerà le motivazioni della Sentenza tra 90 giorni, non ha ritenuto sussistenti infatti le ipotesi accusatorie sviluppate nelle indagini della Guardia di Finanza di Cassino guidata del pm della Dda di Napoli Maria Cristina Ribera. L’inchiesta riguardava, secondo la prospettazione dell’accusa, ipotesi di truffe assicurative legate al clan Mallardo e ad una frangia dei “Casalesi”, quelli legati al clan “Venosa”.

Tra coloro che hanno scelto il rito alternativo Giusepe Capoccia, Pietro De Rosa detto Pierino (difeso dall’avvocato Cinquegrana), Pasquale Maisto (difeso dall’avv. Marco Monaco e Paolo Di Furia). Tutti rispondevano di 416 bis. Unica condanna a un anno e 10 mesi per Antonio De Liso, (difeso dall’avv. Diego Di Bonito). Quest’ultimo rispondeva di associazione semplice e di truffa aggravata dalla condotta mafiosa. Il giudice non ha ritenuto sussitenti le accuse a sostegno dell’associazione a delinquere ed ha escluso l’aggravante mafiosa per il reato di truffa ritenendo probabilmente non credibili le dichiarazioni dei collaboratori Salvatore Venosa e Giuliano Pirozzi.

Tutti erano imputati a piede libero dopo che il gip ed il Tribunale del Riesame non aveva ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. In carcere invece rimane Giuseppe Mallardo, alias o’ chiattone, ritenuto il capo dell’organizzazione. Quest’ultimo ha scelto il rito ordinario, unitamente a Salvatore Ciccarelli, conosciuto come chiò chiò, Rodolfo Crispino, Roberto Di Napoli,  Annabella D’Ania, Michele Di Napoli, Roberto Di Napoli, Maria Gammone, Eugenio Guaglione, Luigi Mallardo alias Briatore, Sergio Mallardo, Mandara Giovanna, Muto Massimiliano, Napolitano Salvatore, Palma Pasquale alias o’ cecato, Petralia Alfio, Spadafora Gennaro, Luisa Topo.

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