Napoli. Una questione di legittimità costituzionale potrebbe salvare dalla confisca il Grand Hotel “La Sonrisa” di Sant’Antonio Abate. L’albergo protagonista del programma “Il boss delle cerimonie” è stato infatti sequestrato nel 2011, anche se ha potuto proseguire la sua attività, per una serie di abusi edilizi e lottizzazione abusiva. Nel processo che si sta svolgendo dinanzi al tribunale di Torre Annunziata però la difesa della famiglia Polese, proprietaria dell’hotel-ristorante e a giudizio per gli abusi, ha tirato fuori una carta a sorpresa per evitare la confisca. A giudizio dinanzi ai giudici oplontini non figura il protagonista del programma “don” Antonio Polese, visto che non ha alcuna partecipazione nella proprietà dello sfarzoso locale, ma la sorella Mariarosaria, i fratelli Sabato e Agostino e la moglie Rita Greco ai quali è intestato l’immobile.

Secondo il folto collegio difensivo, composto dai penalisti Vincenzo Maiello, Michele Riggi, Guido Sciacca e Antonio Di Martino, ci sarebbero dei motivi di legittimità costituzionale per evitare la condanna degli imputati. La questione discussa dal professore Maiello, infatti, obietta che nella contestazione del pm non ci sia una netta distinzione tra le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e di abuso edilizio che hanno un trattamento penale diverso e impedendo così agli imputati di difendersi a dovere. L’ipotesi avanzata dalla procura oplontina, rappresentata dal pm Silvio Pavia, è che ci siano stati una serie di abusi su tutta l’area di oltre 40mila metri quadri a partire dal 1979. Violazioni delle più elementari norme edilizie che convinsero il Gip Nicola Russo a sequestrare l’intera area nel 2011 lasciando comunque la possibilità d’uso alla famiglia Polese. A luglio ci sarà la decisione finale del giudice monocratico Criscuolo sull’intera vicenda.

Fonte: Napolitoday.it

 

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