Aveva un male terribile, a soli 7 mesi, ma che poteva essere curato. La piccola Patrizia Vassallo aveva una massa tumorale, un lipoblastoma benigno, che si estendeva dal collo all’ano. Il gonfiore dell’addome era visibile ad occhio nudo ma allo studio Coronella la “dottoressa”, che la visitò due volte, disse che era tutta colpa di un’alimentazione errata e quindi consigliò ai genitori solo una dieta. La piccola, però, ai primi di maggio del 2012 fu ricoverata d’urgenza all’ospedale Santobono di Napoli e morì poche ore dopo un intervento.

Le conclusioni dei medici che eseguirono l’autopsia furono chiare: “Poteva essere salvata”. Sarebbe “bastata” una diagnosi precoce e quindi l’intervento chirurgico, in tempi utili, per salvarle la vita. Ma non andò così perchè a visitarla fu Ersilia Pignata, che non era medico (maestra di musica) ma effettuava visite in uno studio di Casal di Principe col benestare del marito Angelo Coronella, pediatra e neonatologo.  Lo dice una sentenza, – come riporta Il Mattino – emessa nel dicembre del 2013: marito e moglie sono stati condannati rispettivamente a tre e a sei mesi di reclusione con la condizionale, colpevoli dei reati di esercizio abusivo della professione e sostituzione di persona. Condanna a seguito di un patteggiamento, quello conseguito dal pm Pavani, dinanzi all’allora sezione distaccata del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Indagini della guardia di finanza del gruppo di Aversa, diretto dal tenente colonnello Danilo Toma, portarono alla luce anche altri scenari per i quali si configura l’ipotesi di omicidio colposo: il dibattimento inizierà a settembre.

Adesso marito e moglie sono stati arrestati la settimana scorsa – misura cautelare ai domiciliari dopo inchiesta della Procura di Napoli Nord – con l’accusa di omicidio colposo, esercizio abusivo della professione, sostituzione di persona e violazione dei sigilli dello studio medico: avrebbero continuato ad utilizzare i locali dopo il sequestro preventivo. Tra le vittime dello studio del casertano, conosciutissimo anche nel giuglianese e sul litorale domitio, c’è anche la piccola Asya Bosco di Giugliano, morta a 3 anni perchè fu scambiato un neuroblastoma al IV stadio  “per un’infiammazione alle vie urinarie”. Una vera e proprio clinica degli orrori, insomma, quella che sta emergendo dalle indagini.

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