Marano. Un drappo rosso contro il femminicidio da esporre al Comune e, magari, in ogni scuola. Lo chiedono i rappresentanti dell’associazione Frida Khalo (la città delle Pari Opportunita), attraverso una lettera che consegneranno nelle prossime ore nelle mani della Commissaria prefettizia, Dott.ssa Franca Fico. Lo hanno fatto anche la presidente della camera Laura Boldrini e molti Sindaci d’Italia. Si tratta di un gesto simbolico, ma tangibile di una comunità intera che si schiera a sostegno di una battaglia, innanzitutto culturale, contro la violenza sulle donne.

“Noi di Frida Kahlo – chiarisce Stefania Fanelli, esponente di punta dell’associazione maranese –   esporremo anche presso il nostro sportello antiviolenza un drappo rosso, ma vogliamo che questa sia una lotta che coinvolga tutti: dalle istituzioni ad ogni singolo cittadino. Gli ultimi eventi tragici di femminicidio che, ahinoi, si stanno susseguendo di ora in ora ci richiama alla responsabilità concreta di mettere in campo azioni e strategie che pongano fine a questa barbarie che riguarda ognuno di noi. Vogliamo lottare – continua – contro l’indifferenza, contro chi continua a relegare la battaglia contro la violenza sulle donne come un momento da mettere ai margini. Non possiamo consentire che altre vite vengano spezzate, in nome di un amore che NON È perché L’Amore Non uccide, ma il silenzio Si”.

Ecco perché, per Frida Khalo, la battaglia contro la violenza sulle donne è innanzitutto culturale per debellare stereotipi di genere, retaggi culturali sessisti e tabù a partire dai linguaggi e dalla comunicazione che continuano a relegare il corpo della donna nel ruolo di donna oggetto.

“Perciò – conclude Fanelli – crediamo fortemente che debba essere inserita l’educazione sentimentale nelle scuole come strumento di prevenzione alla violenza. Inoltre, bisogna rifinanziare le strutture di accoglienza per donne maltrattate. Sosteniamo pure che le donne vittime che denunciano debbano essere accompagnate ad uscire dal circuito che lega vittima e carnefice ed essere reinserite in un percorso sociale e lavorativo affinché siano autonome e libere. Ce la possiamo fare se ci prendiamo per mano e facciamo tutti la nostra parte. Noi ci siamo e continueremo ad esserci”.

Mimmo Rosiello

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