Napoli. Baci mafiosi in segno di fedeltà e appartenenza, barbe lunghe in stile Isis e nomi dei morti tatuati sul corpo. I segnali di affiliazione viaggiano su Facebook e tramite le immagini. Come quelle in cui appariva Raffaele Cepparulo, ucciso ieri in un circolo abusivo a Ponticelli, probabilmente su ordine de clan Vastarella della Sanità.

Cepparulo e gli altri, come molti degli appartenenti alla camorra dei tempi dei social network, oltre ai baci e alle barbe lunghe si scrivono in arabo i loro nomi di battaglia (“sono l’ultimo prescelto” nel caso di Cepparulo), si tatuano la parola camorra sul collo e i nomi dei loro morti ammazzati sul corpo.

Sul collo di Cepparulo appariva il nome di “Ciro ‘o spagnuolo”, si tratta di Ciro Esposito, ammazzato al rione Sanità. Poi appare il nome di Antonio Genidoni, il boss del rione Sanità in guerra con i Vastarella, diventato celebre per le intercettazioni choc in cui prometteva vendetta per le morti di Giuseppe e Filippo Esposito a Marano (“Adesso li devo sterminare tutti con le bombe”). Poi la scritta “Love”, formata da una pistola, una granata, una molletta e un mitra. Dietro la schiena “Acab”, famoso slogan contro le forze dell’ordine.

Imprimersi sulla pelle caratteri e simboli che riportano alla criminalità organizzata non è comunque una novità. Sin dai tempi dell’”onorata società” il disegno sul corpo è servito come elemento identificativo e distintivo. La vera novità portata alla ribalta dai “camorristi del terzo millennio” è questa sorta di ammiccamento al fondamentalismo islamico. Barbe lunghe che evocano i volti dei terroristi protagonisti delle stragi in Francia e a Bruxelles.

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