Due le principali ipotesi che tengono banco nelle indagini sulla morte di Daniele Panicucci, il 30enne colpito a morte lo scorso 26 maggio da un proiettile alla gola e deceduto stanotte all’ospedale di Caserta dopo alcuni giorni di ricovero. La prima ipotesi è che, da pusher, volesse cambiare vita e lasciare per sempre la criminalità. Un taglio netto con i vecchi “amici” per cercare un lavoro. Ma non ci è riuscito. Qualcuno ha deciso che da certi ambienti si può uscire in un solo modo: da morti.

Il suo assassino è tutt’ora in fuga. Sul caso indagano la squadra mobile e il commissariato di Maddaloni. La prima ipotesi appare per ora la più accreditata perché la polizia apprese dagli amici della vittima che Panicucci si era trovato un lavoro e stava cercando di lasciarsi alle spalle quel mondo nel quale aveva bazzicato in passato, un mondo collegato allo spaccio di droga.

Ma viene presa in considerazione anche la seconda ipotesi, la più pericolosa, secondo la quale Panicucci aveva deciso di mettersi in “proprio” e vendere gli stupefacenti eludendo il controllo del clan della zona. Un dettaglio comunque è certo: a decretare la sua morte è stata la criminalità organizzata che comanda nella provincia di Caserta.

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