La cifra è di quelle da far venire i brividi: l’esposizione debitoria del Comune di Marano oscilla infatti tra i 50 e i 70 milioni di euro. L’ente cittadino sta affondando nel cosiddetto debito strutturale (debiti contratti dalle precedenti amministrazioni con i fornitori di acqua, energia elettrica e con i gestori del servizio rifiuti) e in una miriade di contenziosi legali (alcuni dei quali non ancora passati in giudicato) con fornitori piccoli e medi e consulenti delle amministrazioni comunali. Il fantasma del dissesto finanziario, insomma, non aleggia soltanto su Roma o Napoli, ma anche sulla città di Marano, dodicesima città della Campania. A trascinare il Comune in tribunale sono stati, nel corso degli anni, Beghelli (circa un milione di euro), Acqua Campania (credito per oltre 10 milioni di euro), De Vizia (quasi 6 milioni di euro) e persino l’avvocato ed ex vicesindaco di Napoli Riccardo Marone, per circa un decennio consulente dell’Ente, che vanta un credito di ben 700 mila euro. L’allarme sullo stato dei conti dell’Ente, sfociato tra il 2011 e il 2012 in uno stato di deficiterietà strutturale, è stato riproposto di recente anche dall’assessore al Bilancio Paolo Longoni. In una delle ultime sedute di consiglio comunale, il noto esperto di finanza pubblica ha infatti ribadito le sue preoccupazioni circa i contenziosi legali pendenti (almeno 1200), i debiti strutturali e i debiti fuori bilancio, definitivi e frutto pertanto di sentenze dei tribunali amministrativi. Per uscire dalla crisi finanziaria e scongiurare il fallimento, occorrerà – con ogni probabilità – varare un vero e proprio piano anti-default. Ma soprattutto, sarebbe proprio il caso, di darsi una mossa sul fronte del recupero degli oneri concessori mai versati dai palazzinari (milioni di euro) e delle somme relative ai canoni idrici (grandi parchi in primis). “Come è noto – ha affermato Longoni in una delle ultime sedute consiliari – non siamo certo l’unico ente pubblico ad essere in grave difficoltà . Basti pensare al Comune di Napoli o Roma o ad altri enti della provincia, tra cui Grumo Nevano. Il passaggio dalla finanza derivata alla finanza propria è stata traumatico per tutti. Quel che è certo – aggiunge l’assessore al ramo – è che non potremo finanziarie opere pubbliche con fondi comunali, poiché abbiamo già contratto una serie di mutui con la Cassa depositi e prestiti”. Dal 1989 al maggio scorso, ha segnalato ad agosto la Corte dei Conti nella sua relazione sulla gestione degli enti locali, sono stati 479 i comuni italiani che hanno dichiarato il dissesto finanziario, incapaci di assicurare le funzioni e i servizi indispensabili e sommersi dalle pendenze: 138 in Calabria, 123 in Campania, 45 nel Lazio, solo 4 al nord. Nel 2012, invece, sono state 47 le domande di accesso alla procedura di riequilibrio, di cui nove respinte.

 

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