MELITO. Ci sarebbe una nuova pista investigativa per l’omicidio di Giovanna Arrivoli, la donna 41enne che si sentiva uomo ritrovata senza vita in un fossato all’interno di una campagna di via Giulio Cesare dopo essere stata freddata con 3 colpi di pistola. Dalle indagini condotte dai carabinieri e coordinate della Dda di Napoli emerge un nuovo retroscena che cambierebbe notevolmente la storia. “Giò” infatti, – come riporta la versione napoletana di Repubblica – sarebbe stata uccisa per aver rifiutato di entrare in affari con i signori della droga di Scampia e Melito, quindi non per un ammanco di soldi dalla casse del clan come sembrava in un primo momento.

La donna, dunque, dopo aver finito di scontare una condanna per droga nel 2012 aveva inizio a lavorare nel bar che gestiva in via Lussembrugo e non voleva più rientrare nel giro. E proprio per questo rifiuto sarebbe stata eliminata. Un paio di settimane prima di essere assassinata infatti, – come scrive ancora La Repubblica – Giò sarebbe stata avvicinata da un trafficante di stupefacenti legato al cartello Amato-Pagano, – i cosiddetti Scissionisti delle prima faida di Scampia che gestiscono le piazze di spaccio a Melito – che le avrebbe proposto di mettersi in affari con loro, individuando anche un’abitazione destinata a fungere da “base” per l’attività illecita. Una proposta che però Arrivoli avrebbe rifiutato categoricamente. Un diniego, che ragionano gli inquirenti, potrebbe aver pagato con la vita.

Anche suo cognato, Carmelo Borrello, è ritenuto vicino ai trafficanti di droga degli Scissionisti ma non è emerso un coinvolgimento anche della Arrivoli. Per l’occultamento del cadavere fu fermato un uomo, Mauro Marino ma rilasciato poco dopo. Proseguono dunque le indagini e questo retroscena potrebbe risultare fondamentale.

 

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