Marano. Che pacchia essere inquilini del Comune! Sono perlomeno vent’anni che si sente pronunciare questa frase, ma finora al Comune non sono riusciti a mettere ordine in questo comparto, dove l’ingiustizia la fa da padrona. L’assessore al Patrimonio, Anna Sorrentino, e la responsabile dell’Ufficio Patrimonio, Angela Veccia, stanno lavorando con ritmi incessanti, per imboccare la via della normalizzazione. All’ufficio Patrimonio, infatti, stanno convocando singolarmente ogni inquilino per normalizzare le loro posizioni, anche se la strada è ancora lunga e irta di ostacoli.

Allo stesso ufficio, ci hanno confermato che i pigioni sono ancora quelli di 20 anni fa, per cui fa ancora più scalpore sapere che in Viale Duca D’Aosta, dove ci sono 21 alloggi popolari, c’è chi paga ancora 85 euro all’anno. Gli altri pigioni variano da un minimo di 215 euro all’anno a un massimo di 600 euro. Dei cinquantadue alloggi di via Piave, invece, i fitti oscillano da un minimo di 360 euro a un massimo di 950 euro annui. Dei quattro alloggi di Parco Dalia, il fitto varia da un minimo di 490 euro a un massimo di 550 euro. Poi ci sono i 7 appartamenti di via XXIV maggio, dove si paga un canone di locazione variabile da un minimo di 470 euro annui a un massimo di circa 1.170 euro. Poi ci sono i venti stands del mercato ortofrutticolo, per i quali i conduttori nel 2002 pagavano circa 1.300 euro all’anno: non sappiamo se ci sono stati aumenti , nel corso di questi anni.

Nel 1997, su proposta della buonanima dell’allora consigliere comunale Vincenzo Neola, venne istituita una Commissione comunale, che avrebbe dovuto passare al setaccio sia l’intero patrimonio comunale che le case popolari dell’Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari). Avrebbe dovuto anche fare luce sui legittimi assegnatari e se quest’ultimi avessero venduto le case a terzi. La Commissione si riunì solo un paio di volte.

Nel 1999 l’Iacp inviava, a una serie di inquilini che risultavano non intestatari degli appartamenti, un’intimazione a lasciare la casa in tempi brevissimi. L’iniziativa era finalizzata a colpire coloro che, secondo una vecchia abitudine, erano subentrati agli occupanti legittimi, pagando una quota per entrare i possesso dell’appartamento o, addirittura, corrispondendo all’intestatario una sorta di affitto. Una pratica illegale che l’Iacp decise di stroncare. Ci è riuscita? E se questo sistema fosse stato praticato pure per le case Comunali? Certo che il Comune, prima di vendere, sarà costretto a far luce su diverse zone d’ombra. Continua alla prossima puntata.

DI Mimmo Rosiello  

 

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