Giugliano. Sono tentacoli lunghi, lunghissimi quelli che il clan Mallardo stende sulla zona ASI di Giugliano come una piovra. Lo rivela l’ordinanza di arresto ai danni di Pasquale Granata, detto ‘O Partigiano. Tutto nasce dalle minacce di morte e di lesioni che Granata ha rivolto a una ditta di smaltimento e bonifica ambientale della zona industriale del giuglianese nel 2013. Le indagini degli inquirenti e delle forze dell’ordine hanno scoperchiato un quadro inquietante, nel quale gli imprenditori vivevano in “un clima di forte intidimazione”, si legge.

Le minacce. “Chi vi ha autorizzato a lavorare senza chiedere il permesso a noi!”, avrebbe urlato Granata all’indirizzo dei dipendenti della ditta minacciata. “Ve ne dovete andare da qua dentro altrimenti vi faccio il culo tanto”. Minacce diventate in parte realtà quando il ras del clan ha effettivamente danneggiato il cancello di ingresso dell’azienda con l’auto della moglie, una Nissan Micra.

Gli altri casi. Ma la ditta dalla cui denuncia sono partite le indagini non era l’unica ad essere finita nel mirino del clan. Nella stessa estate, quella del 2013, ‘O Partigiano, insieme al fratello, “si era reso autore di incursioni presso le sedi di altre imprese operanti nella zona A.S.I.”. Risale allo stesso periodo un’altra denuncia, sporta dai titolari di un famoso hotel della zona, pure vittime delle richieste estorsive dei Mallardo. Questa denuncia, insieme alle dichiarazioni rese dai dipendenti della ditta e alle immagini di videsorveglianza, hanno permesso di incastrare ‘o Partigiano, addetto all’imposizione del racket nella zona industriale.

Il profilo criminale. Nella stessa ordinanza ‘O Partigiano viene descritto come un personaggio pericoloso, un criminale di grosso calibro, imprevedibile e dal temperamento instabile anche per i suoi disturbi mentali, indotti dall’assunzione sistematica di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, in quantità tali da renderlo più disinibito e aggressivo nei confronti delle vittime. “Ho svolto per Feliciano Mallardo – racconta Giuliano Pirozzi nel 2012 – attività volte ad evidenziare, in favore di determinati soggetti cui questo era legato, false patologie mentali perché potessero conseguire benefici giudiziari o penitenziari. Ricordo il caso di Pasquale Granata, a sua volta figlio di Carlino, titolare di una trattoria dove si svolgevano stabilmente i summit di esponenti del clan Mallardo. […] Io gli consigliai atteggiamenti da tenere per sembrare pazzo e contattai i vari medici dell’Asl Napoli2 affinché venissero redatti i certificati che atetstavano che Granata presentava gravi disturbi mentali”.

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