Non è iniziata sotto i migliori auspici la conferenza di stamattina: la pioggia che impetuosa si è abbattuta sul nostro territorio, ha provocato più di un blackout nel centro sportivo di Castelvolturno. Conferenza slittata di oltre mezzora nel mentre tutti i giornalisti erano romanticamente assiepati nella penombra della sala stampa. C’è chi voleva andar via, chi pensava a rimediare con un po’ di musica e luci stroboscopiche. Quando c’è chi si stava preparando per andar via, luce fu ed entra Jorginho: alto, non impacciato e zero emozioni sul suo volto. Soprattutto, entra con la nuova maglia extreme: un misto tra la camouflage e le altre due maglie. La prima volta dopo 11 anni che il Napoli presenta quattro maglie. L’ultima volta, datata 31 maggio 2003 in un Napoli-Ternana 1a0, gol di Martinez.

A proposito della maglia, è Formisano che apre le danze nel precisare che: “C’è stato un austriaco che, come privato, ha detto che avrebbe agito legalmente per nome e per conto di un’azienda che, quando noi abbiamo contattato, si è detta estranea a questa situazione. Il camouflage non l’abbiamo inventato noi tanto meno loro. I militari americani l’hanno sempre utilizzata. E, di conseguenza noi, avevamo voluta adottarla quest’estate perché andava molto di moda”.

Parola a Jorginho: “Mi ha colpito l’accoglienza che ho avuto, sono stato molto bene in questi giorni. Io sono venuto qui consapevole delle mie qualità, cercherò di imparare tanto dai miei compagni e dal mister. Voglio apportare il mio contributo.

Durante la mia crescita ho imparato a fare tutti i ruoli del centrocampo, ma a me piace fare il centrale affinché, con la palla, possa gestire meglio il gioco della squadra. A Verona ho giocato a Verona da mezzala, ma mi trovo più a mio agio da regista. Giocando in una grande squadra con grandi campioni, e condividendo il reparto con i nazionali svizzeri, non avrò problemi nella fase offensiva.

Benitez mi ha parlato di copertura nel centrocampo a due: non avendo molta forza fisica, cercherò di leggere la giocata dell’avversario e giocare d’anticipo. Cercherò di imparare e di crescere con umiltà imparando dal mister e dai miei compagni. Se Benitez mi convocasse già sabato mi sentirei pronto, da quando sono venuto sono stato attento a guardare i movimenti dei miei compagni di squadra.

Sono arrivato per fare il mio lavoro, ringrazio la fiducia che mi hanno dato. I numeri contano, spero di fare bene ma devo continuare a lavorare senza mollare. Mi metterò a disposizione della squadra, che viene in primo piano piuttosto di un lavoro personale. Io sono Jorginho, devo rimanere me stesso, non mi ispiro a nessun giocatore in particolare. Stando qui, ho maggiori ambizioni. Non voglio accomodarmi, voglio fare ancora meglio. Ho cercato di guardare grandi campioni come Pirlo e Xavi. Il numero 8 mi è sempre piaciuto sin da bambino, e poi ho saputo che qui ha portato bene. Rigorista? Non ho parlato con Benitez. C’è già un rigorista in squadra. Son venuto qui per giocare, eventualmente se ne parlerà.

L’obiettivo del Napoli è quello di pensare partita per partita cercando di vincere. La convocazione in nazionale dipende dal lavoro che fai con la tua squadra: io farò del mio meglio, poi sta a Prandelli scegliermi. Le soddisfazioni personali vanno in secondo piano, c’è prima la squadra. Noi non dobbiamo pensare a tutto insieme, dobbiamo pensare ad una cosa alla volta: pensare di vincere alla prossima, e poi dopo alla prossima ancora.

Il giovane migliore della serie A è Berardi: un 94 che fa quattro gol al Milan non è da tutti, è il più interessante. Personalmente, stando qui, ho maggiori ambizioni. Non voglio accomodarmi, voglio fare ancora meglio.

Prima della partita non c’è stato nessun contatto, lo apprendevo dai giornali. Quando leggi che una grande ti segue significa che sei apprezzato e che fai un un buon lavoro.

Mi hanno raccontato della bella atmosfera che si vive al San Paolo: dovrò stare tranquillo, senza emozionarmi. E’ bello stare in mezzo a grandi giocatori, spero di dare tanto anche io”.

Michele Bellame

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