Dopo la vicenda della signora Iolanda, il web si è violentemente scagliato contro l’ente di riscossione comunale: “vergognatevi!”, scrivono molti lettori. Partendo dal presupposto che i cittadini hanno l’obbligo di versare tributi nelle casse del comune di residenza, che questo offra o meno servizi efficienti, da alcune indagini, è emerso che i coniugi avevano circa 4 000 euro di tasse da pagare.

L’ente, da luglio 2013, ha sollecitato i due anziani a recarsi presso i suoi uffici per discutere, eventualmente, della dilazione dell’intero importo. Una cartella, un’ingiunzione e un’intimazione dopo, cinque mesi non sono stati sufficienti. L’ente avendone per legge il diritto, ha pignorato il conto del contribuente sul quale confluiva la pensione della moglie. Oggi contribuente e amministrazione hanno concordato per una dilazione del debito.

Ma qual è la verità che si nasconde dietro il presunto sopruso dell’ente nei confronti della donna malata?

Le amministrazioni succedute nel tempo hanno assunto atteggiamenti   molto morbidi nell’esigere il pagamento dei dovuti tributi comunali, talvolta annullando per, favoritismi personali, le cartelle esattoriali. Ciò ha diffuso nei qualianesi la falsa e malsana idea che i tributi possano anche non esser pagati. L’ente, così, si è adeguato al modus agendi delle amministrazioni in materia tributaria.

Le lacune finanziarie, tuttavia, vanno colmate, e così oggi i qualianesi vivono l’ansia dei pignoramenti dei propri conti. Ma è bene ricordare, comunque, che i cittadini, obbligati a contribuire alla tasse comunali, hanno il diritto di richiedere la rateizzazione dell’ammontare complessivo da versare, senza incorrere in pignoramenti o altri spiacevoli episodi.

continua a leggere su Teleclubitalia.it
resta sempre aggiornato con il nostro canale WhatsApp