23 Novembre 1980-23 Novembre 2015, 35 anni ed una ferita ancora aperta di quando alle 19:34 la scossa colpì l’Irpinia e la Basilicata con un magnitudo di 6.9 e fece fermare il tempo.

 

2570 morti, 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto. Alcuni comuni vicini all’epicentro  furono rasi al suolo, in uno di questi comuni il crollo di una chiesa causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa della sera.

 

Una tragedia immane che ha distrutto sogni e famiglie e che dopo 35 anni ancora non è risolta dato che molti comuni sono ancora in condizioni critiche. Un terremoto che segnò una svolta per l’Italia, un terremoto diventato un vero e proprio momento fondante della storia della Penisola.

 

Un minuto e mezzo durò quel terremoto, un minuto e mezzo di terrore che colse l’Italia del tutto impreparata: i soccorsi arrivarono in ritardo, come sottolineò il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, parlando, pochi giorni dopo, alla nazione a reti unificate: “Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perchè non hanno funzionato? Perchè a distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate?”. Secondo i dati pubblicati da Rai News “Oggi la ricostruzione del patrimonio edilizio ha superato il 90%. Lo sviluppo industriale, invece, si è realizzato solo in parte: delle aziende che hanno beneficiato dei contributi dello Stato, solo alcune sono in attività, altre hanno chiuso i battenti e sono fallite, con il risultato di un numero di occupati di gran lunga inferiore a quello previsto”.

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