Lo avevamo preso ad una piccola fiera di paese, da un piccolo commerciante. La sua criniera ci aveva impressionato, oltre che il suo talento, e subito ci siamo affezionati a quel ragazzino che sembrava essere un cavallo di razza e che lo diventerà col tempo, nonostante in tanti abbiano provato a toglierlo ai diretti proprietari. Marek Hamsik come lo spielberghiano War Horse è un cavallo che non ha paura di niente, e che quest’anno sta mostrando una tempra morale e fisica mai vista prima.

 

Non segna come gli altri anni, non produce assistenze come gli altri anni, ma corre molto molto di più, è più concreto, più arrabbiato. Ha vissuto la vita, ha girato il mondo e conosciuto gente, ed ora, supportato da uno staff eccezionale, da un Allan che ricorda il suo amico-parente Gargano, ma incredibilmente più forte che lo libera da tanti problemi in attacco ed in difesa, sembra un giocatore nuovo anche se meno prolifico. Un capitano, finalmente non più in discussione.

 

Marek Hamsik è un cavallo da guerra e come in ogni guerra c’è bisogno di tutto un battaglione, un battaglione che quest’anno, vestito d’azzurro, sta facendo innamorare tutti i patrioti partenopei.

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