I Mallardo si spaccano titola oggi un noto quotidiano partenopeo. Ma è questa la realtà del clan che i Pm napoletani definiscono “il più potente della Campania”? Un dato è certo dopo anni la cosiddetta pax mallardiana che aveva permesso ai giuglianesi di dimenticare agguati e pistole è finita: non tanto con la sparizione di Paparella quanto più con le botte contro il portone delle palazzine l’altra sera.

I Mallardo tornano a sparare a Giugliano. Lo fanno per mandare un messaggio chiaro: chi non è con noi è contro di noi. Più che un agguato quello dell’altra sera sembrava un ultimatum a deporre qualsiasi velleità di vendetta. Lo dicono gli investigatori, lo dice la strada: negli ultimi 24 mesi una costola del clan stava pensando di “alzare la testa” contravvenendo alla regola numero uno del clan: “niente droga a Giugliano”. Paparella invece pare che questa droga la volesse spacciare. Come pare che la “scissione” di Paparella non sia un tradimento ma una ripicca dopo che per la reggenza del clan sia stato scelto un altro al posto suo che aveva anzianità di camorra più degli altri.

Sembrano ragionamenti assurdi ma sono le regole dell’antistato che ha come ogni organizzazione gerarchie e linguaggi. E nel linguaggio della camorra l’agguato di De Biase può significare solo tre cose: ti declassiamo e non se più un uomo d’onore perciò non ti seppelliamo nemmeno. I Mallardo uccidono dove e quando vogliono in tutta Napoli e provincia perché sono il perno dell’alleanza di Secondigliano. Guai a chi pensa che gli arresti ci hanno indebolito, siamo più forti di prima.

 

C’è anche un altro elemento da tenere bene a mente. Paparella non era solo: dalla sua di certo aveva chi quella droga pare gliela rifornisse ovvero le piazze di Melito e forse anche qualche altro pezzo da novanta della mala della zona che con i Mallardo aveva un conto in sospeso. Ma sono i giovani oggi la vera preoccupazione dei boss. Quei giovani che hanno fame di potere e camorra. Nelle palazzine i Mallardo hanno combattuto la loro faida più cruenta: quella con i piripicci e per anni avevano messo lì il loro uomo più fidato a controllare le cose: Feliciano Mallardo. Oggi i boss, di certo all’apice del loro potere criminale, non vogliono lasciare spazio a nessuno e se non bastano le “mesate” a frenare le ambizioni, ci pensa il piombo come è stato chiaro lunedì sera.

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