Abbiamo incontrato il Prof. Armando di Nardo. Tra i principali esperti di ingegneria idraulica del nostro territorio. 

Professore, lei è ingegnere idraulico, insegna alla Seconda Università di Napolie conosce bene le problematiche di allagamento dell’Area a Nord di Napoli e a Sud di Caserta.Ma perchè queste zone, dopo piogge come quella di ieri si allagano sempre?

Perché le infrastrutture idrauliche fognarie del territorio da lei indicato sono ampiamente insufficienti per la protezione idraulica del territorio. Purtroppo l’attenzione delle istituzioni per i problemi idraulici (e non solo) della nostra area è stata bassissima.

Siamo arrivati alla situazione attuale di gravi criticità diffuse, che si ripete da diversi anni con intensità variabili, anche perchè è mancata una regia generale sulla gestione e il controllo dei sistemi idraulici sovracomunali.  

Inoltre, ampie zone sono state interessate, negli ultimi trenta anni, da un’ampia espansione demografica, anche dovuta ad un forte fenomeno di abusivismo edilizio, poi regolarizzato con i condoni, alla quale avrebbero dovuto far seguito, in maniera adeguata, gli interventi di costruzione di una rete fognaria sufficiente a smaltire portate meteoriche come quella di ieri. Ma, sostanzialmente, i sistemi idraulici per la protezione del territorio sono rimasti gli stessi di trenta anni fa senza neppure conservare la funzionalità che avevano un tempo.   

In particolare si registrano disagi enormi sulla fascia costiera colpa della manutenzione dei canali?  
La fascia costiera di Giugliano è un’area particolarmente esposta a fenomeni di allagamento, ricordiamo che è una zona oggetto di numerose ed antiche opere

di bonifica da parte del Consorzio di Bonifica Inferiore del Volturno. Pertanto la necessità di azioni di monitoraggio e controllo del funzionamento delle infrastrutture deve essere effettuata con continuità. Invece molte di queste opere idrauliche (come i canali delle acque alte, medie e basse) non sono più funzionanti a causa di una pessima manutenzione e, di fatto, sono ampiamente occlusi al flusso dell’acqua meteorica. In molti casi, i canali sono stati anche interrotti da opere abusive. Inoltre vi sono problemi legati anche all’insufficienza delle reti fognarie esistenti che non raggiungono tutte le zone della fascia costiera e, in numerose situazioni, sono sotto dimensionate.

Ancora vi sono problemi legati ad errori di progettazione degli edifici, soprattutto con riferimento ai piani interrati o semi-interrati dove mancano impianti di sollevamento adeguati, valvole di non ritorno, una sistemazione ottimale delle aree scoperte e una manutenzione periodica delle caditoie.

Infine, sulla zona costiera, vi è anche il ritardo nel completamento del raddoppio dell’impianto di sollevamento di via Madonna del Pantano, la cui realizzazione risulta, attualmente, ferma per problematiche di natura tecnico-amministrative, che dovranno essere prioritariamente risolte e che potrebbe contribuire ad alleviare le criticità di allagamento dei giorni scorsi.

Anche la zona di Marano a ridosso dei Camaldolesi subisce spesso ingenti danni… Cosa ci può dire a riguardo?

La zona di Marano è, per certi versi, ancora più critica rispetto a quella della fascia costiera di Giugliano. Gli antichi alvei naturali che convogliavano le acque della collina dei Camaldoli

sono stati, in diversi casi, tombati e collegati in sistemi non adeguatamente dimensionati per le attuali portate meteoriche. Inoltre, l’azione di captazione ed infiltrazione dell’acqua meteorica nei terreni vegetali è stata fortemente ridotta dall’intensa urbanizzazione che ha pavimentato, rendendo impermeabile, ampie aree agricole. Tale fenomeno ha reso le infrastrutture fognarie esistenti ampiamente insufficienti compreso l’Alveo dei Camaldoli che ormai raggiunge i livelli massimi di capacità anche per piogge di intensità e durata come quella del 10 ottobre scorso.

Tra le più colpite c’è la zona di via Verdi e dei Monaci a Giugliano; la causa è dovuta al fatto che non c’è più il vecchio cavone?         
La problematica è legata principalmente all’insufficienza del collettore fognario realizzato al di sotto di via Santa Caterina da Siena nel quale convogliano ingentissime portate che provengono da via Cumana e da Via Verdi che, a loro volta, collegano ingenti portate dei bacini colanti a monte che corrispondono a grandi sub-sistemi idraulici cittadini. Anche in questo caso, rispetto a quando c’era l’antico “cavone a cielo aperto” alle spalle del convento dei Monaci, le aree verdi di Giugliano sono state intensamente impermeabilizzate per la forte crescita edilizia della città ed, evidentemente, le opere realizzate per garantire il corretto smaltimento delle portate non furono adeguatamente dimensionate.

L’Appia è diventata un fiume eppure è una strada che dovrebbe reggere tali calamità…        
L’Appia è un vero paradosso urbanistico: una strada di tale importanza come crocevia tra diversi grandi comuni (Melito, Aversa, Sant’Antimo e Giugliano) nonché uno dei principali snodi dell’Asse Mediano non ha, si ha capito bene, non ha un sistema fognario di captazione e collettamento delle acque meteoriche e, dunque, è inevitabile il fiume che si genera. Tuttavia, esiste un progetto esecutivo realizzato da MetroCampania in accordo con i Comuni limitrofi, in parte anche realizzato ma non in funzione, che risolverebbe completamente il problema sistemando anche la sede stradale, i marciapiedi e l’illuminazione. Il progetto prevede la realizzazione di grandi collettori che partono dalla stazione della metropolitana di Giugliano e arrivano a scaricare sull’Appia in un grande collettore già esistente all’altezza della chiesa degli Evangelisti sull’Appia. Il progetto è fermo per mancanza di fondi regionali.

 Cosa insomma dovrebbero fare le Istituzioni per prevenire questi fenomeni?        
Tantissime cose! Purtroppo anche sul fronte della protezione idraulica (come su quella dei rifiuti e delle emergenze ambientali), le istituzioni hanno grandi responsabilità. E’ opportuno rifunzionalizzare i sistemi adeguandoli alle portate meteoriche attuali, pulire regolarmente i canali e le condotte, garantire azioni di controllo periodico. Insomma fare tutte quelle cose per le quali contribuiamo, come cittadini, a pagare le tante istituzioni comunali, provinciali e regionali preposte affinché monitorino, gestiscano e controllino al meglio il territorio.      

In particolare occorre poi accelerare i progetti in corso… Come nel caso del progetto della fognatura sulla via Appia o del raddoppio dell’impianto di sollevamento di via Madonna del Pantano, dove le istituzioni conoscono perfettamente le problematiche che occorre, quanto prima, affrontare risolvendo i rallentamenti tecnico-amministrativi e trovando risorse economiche adeguate per completare i lavori. Anche per altre situazioni, come via Verdi, la zona dei Camaldoli di Marano, i canali della fascia costiera, etc. esistono diversi studi di fattibilità e progetti che necessitano di un intervento straordinario della Regione Campania per appostare risorse, completare le fasi progettuali, bandiere le gare e realizzare i lavori. Insomma ci vorranno un po’ di anni e molti soldi ma le soluzioni esistono ed è doveroso trovarle quanto prima.

E nel frattempo cosa possiamo fare?
Nel frattempo le Istituzioni preposte devono limitare i possibili danni migliorando la manutenzione dei collettori, la pulizia periodica delle caditoie, la ricerca perdite per prevenire il collasso dei collettori che comporta il dispendio di ulteriori risorse economiche (abbiamo avuto testimonianze recenti proprio nel centro storico di Giugliano negli ultimi mesi). 

Ai cittadini delle zone più esposte, nelle more che le Istituzioni risolvano nel più breve tempo possibile i tanti problemi idraulici, consiglio di dotarsi di piccoli accorgimenti idraulici ed edilizi per limitare il rischio ed i danni derivanti dalle portate meteoriche ed aiutare a monitorare lo stato dei canali e delle opere idrauliche segnalandolo prontamente ai comuni di competenza.

    

     
 

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