Un uomo che ha ereditato una grossa somma, di talento, non di denaro, ma che è visto di cattivo occhio da chi questa somma l’ha annusata e mai sfruttata. La piazza di Napoli è stata un po’ Tom Cruise con il Dustin Sarri che sembrava piccolo e sprovveduto, rinchiuso in quel manicomio chiamato “Provincia” ma che mano mano, col tempo nel viaggio della Serie A si sta affezionando. In realtà l’affetto c’era, c’era il rispetto per un uomo che con tutti i suoi limiti ha sempre mantenuto una profonda coerenza con se stesso, un uomo sensibile, verace, a tratti geniale.

 

Mentre il personaggio affetto da autismo in Rain Man ebbe la sua gloria a Las Vegas, il Cesear Palace di Sarri è invece lo stadio San Siro di Milano dove, accompagnato da quella diffidente piazza che inizialmente ne voleva solo il corpo, ora lo ama come non mai. Forse, scavando nel profondo, comincia a ricordare le filastrocche di quando era bambina questa piazza e si accontentava di sognare, perché sognare è la cosa più bella che lo sport possa regalare. Per ora, è questo il più grande risultato di Rain Man Sarri: ha fatto sognare la piazza, senza alcuna ragione logica forse, ma dove sta scritto che senza logica il sentimento debba essere più effimero?

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