“Lo presi io al Real Madrid quando non aveva ancora venti anni, mi piacque subito. Vidi delle cassette, mi interessò immediatamente perché si muoveva molto e partecipava sempre all’azione. Higuain non è un attaccante che resta fermo in area avversaria in attesa del pallone. Appena arrivò a Madrid si mise subito a disposizione del gruppo, lavorava tantissimo per migliorare tecnicamente. Ha sempre dimostrato fiuto del goal e grande determinazione, è un calciatore importante” queste parole, che non sono  dell’ultimo allenatore che vi viene in mente, qualcuno esonerato 16 volte o qualcuno che ha allenato nella terza categoria, sono bensì di uno dei più grandi tecnici che questo pianeta abbia mai sfornato, Fabio Capello, uno che ha visto passare tra le proprie mani gente come Francesco Totti, Ruud Van Nisterlooy, Marco Van Basten, David Trezeguet o Wayne Rooney, uno che insomma ne capisce abbastanza.

Con La Juve è stato un treno, ci ha messo solo 7 secondi per fare 4 fermate: Ruba palla a trequarti campo, salta di netto il difensore, lascia sul posto Bonucci, spedisce il pallone in rete. Potenza e velocità, uno scatto fulmineo a dispetto di una corporatura non proprio longilinea che ne dovrebbe limitare i movimenti, in teoria. In pratica è un treno che asfalta tutto ciò che gli si para davanti, anche se Superman Buffon prova a fermarlo col braccio in maniera fumettistica, non ci riesce, perché Higuain ha la kryptonite e piega il potente arto del portiere più forte della storia del calcio.

Un treno argentino che non solo entra in porta con rabbia ma che assiste anche dolcemente i compagni, come Insigne, che poi spediscono dolcemente con un colpo da biliardo il pallone in rete. Il campionato italiano non ha padroni? Ci pensa Gonzalo.

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