Certo, molto politici ed ex Ministri ormai ne fanno largo uso e consumo, ma il più delle volte sono blog personali, gestiti come siti “vetrina” dai diversi staff e aggiornati poco. Altra cosa è invece quando un Ministro – come ha fatto stamattina Fabrizio Barca – scrive di suo pugno un post per un blog collettivo, Giualsud.it, dove chiede direttamente di partecipare al dibattito sulla “diversa narrazione collettiva” che i partecipanti al blog da qualche settimana propongono.

Il Ministro scrive: Se quei bravi ragazzi che hanno deciso di raccontare con occhi nuovi il Sud in questo blog collettivo lo faranno con questo orientamento avranno l’ascolto del governo nazionale e mio personale. Sì, #queibraviragazzi, come recita l’hashtag su Twitter del gruppo di blogger, che avranno l’ascolto del governo nazionale e quello personale del Ministro.

In prima battuta, credo che in Italia un ministro/blogger in Italia non si sia ancora visto e che, in tutta sincerità, forse difficilmente ne vedremo altri. Il Ministro nel post tiene a sottolineare l’uso della Rete: Attraverso la Rete i vostri racconti possono orientare conoscenza e promuovere reti non liquide. Ma c’è di più. Se, anche con questo strumento, il racconto diviene collettivo, se diventa “narrativa nazionale”, allora può aiutare ad aggredire l’ostacolo che lo stesso Cassano vede alla strategia del
governo: “l’immagine, tutt’altro che disinteressata, che domina i media e il dibattito pubblico” per cui la trappola del Sud andrebbe alla fine imputata al suo “insuperabile deficit morale e culturale”.

Del resto il ministo Barca non è un neofita del ciberspazio. Il suo account su Twitter – pubblicato anche sulla scheda istituzionale del governo – conta oltre 5000 follower ed è lo stesso Ministro a gestirlo, partecipando attivamente a tutte le attività e le discussioni che gli vengono di minuto in minuto proposte.

Oltre ad un Ministro con il vizietto del tweet, ora Barca può essere annoverato come uno dei primi ministri/blogger che legge la Rete e, come nel caso di Giualsud.it, se trova un portale interessante e dal quale si possono far partire idee bottom-up, non esita a “postare” suoi contenuti e a mettersi in discussione.

Resta da chiedersi quale impatto avrà questo passaggio sul rapporto tra cittadini e istituzioni, e se la tanta chiacchierata democrazia elettronica non debba, in futuro, passare attarverso slanci digitali come quella dell’attuale Ministro per la Coesione territoriale.

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