I gestori o titolari di bar, caffetterie e altri esercizi commerciali che somministrano merci e bevande sulla pubblica via operano, dallo scorso 1 gennaio, in regime di totale illegalità. Tutte le autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico, rilasciate negli anni scorsi, furono infatti revocate nell’ottobre del 2012, durante il periodo commissariale e in attesa del varo di un nuovo regolamento (ad oggi ancora mancante) e della rimodulazione delle tariffe. Il Comune, onde evitare ripercussioni immediate sull’economia cittadina, consentì ai commercianti, quelli che avevano già pagato la tassa per l’occupazione del suolo pubblico, di usufruire degli spazi fino allo scorso 31 dicembre.

Il 99 per cento degli esercenti non è autorizzato. Ne consegue che dal 1 gennaio dell’anno corrente, tranne che per un paio di attività commerciali autorizzate in una data successiva dagli uffici competenti, nessuno (in primis bar e caffetterie dotate di strutture mobili o fisse) è più legittimato e autorizzato a vendere o somministrare cibi e bevande lungo le arterie pubbliche cittadine. Men che mai potrebbero operare i negozianti al dettaglio che occupano o espongono, sistematicamente, i loro prodotti sul suolo pubblico: cassette di frutta e verdura e quant’altro.
La palla passa ora alla nuova amministrazione comunale. Lo vietano i regolamenti in materia di commercio e le più elementari norme per la tutela dell’igiene pubblica. A questo punto la palla passa ai funzionari dell’Ente e agli assessori competenti: Luigi De Biase (dirigente ad interim dell’area Vigilanza), Domenico D’Ambra (Igiene e Sanità), Gennaro Ruggiero (Attività produttive) e Gaetano Orlando (Polizia municipale). L’anno scorso, sempre durante la gestione Tramonti, furono effettuati alcuni sopralluoghi e verifiche: la polizia municipale stanò diversi commercianti. Poi, col passare dei mesi e archiviata l’esperienza commissariale, tutto è tornato come prima.
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