Nelle prime ore di questa mattina, personale della Squadra Mobile di Napoli della Polizia di Stato, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. L’intera attività di indagine denominata operazione “Griselda”, ha consentito di accertare l’esistenza di una vasta ed articolata organizzazione criminale, dedita al traffico di esseri umani ed allo sfruttamento della prostituzione, composta da cittadini albanesi operanti nella città di Napoli ,che aveva conservato stretti legami con il paese di origine.
Secondo la ricostruzione accolta dal GIP nell’ordinanza di custodia cautelare, sono state accertate le modalità di azione dell’organizzazione che gestiva una porzione del territorio cittadino, in particolare la zona Vicaria Mercato a Napoli, per il controllo e lo sfruttamento della prostituzione su strada . La divisione in “zone” veniva effettuata per evitare conflitti con altri gruppi.
Il GIP ha riconosciuto i caratteri di tratta e di sfruttamento della prostituzione in forma organizzata di un gruppo che si avvaleva di un cd. “caporale” addetto al controllo delle ragazze, che veniva individuato tra le prostitute più esperte o che nel tempo si erano dimostrate particolarmente affidabili. Le stesse si occupavano anche di istruire le ragazze al loro arrivo sulle modalità con cui avrebbero dovuto svolgere il lavoro. Di estrema importanza, secondo il GIP che ha emesso la misura, le dichiarazioni di giovani donne che hanno collaborato con gli inquirenti, che hanno consentito di delineare con esattezza i contorni dell’attività criminale, connotata da un’estrema violenza esercitata sulle donne, costrette al meretricio e ridotte in condizione di totale assoggettamento. Le intercettazioni hanno fornito ampio riscontro alle dichiarazioni delle vittime.

 

Le donne venivano condotte in Italia dall’Albania, a volte con tappe intermedie in altri Paesi europei. Il sodalizio investigato era composto da soggetti molto giovani presenti sul territorio nazionale che mantenevano saldi legami con parenti e complici nel paese di origine. Ogni singolo componente aveva la disponibilità e il controllo di una o più ragazze che rendevano conto della loro condizione e del loro operato dapprima al proprio ‘protettore’, passando poi, a seguito dell’avvicendamento sul territorio, sotto la temporanea tutela e controllo degli altri correi. I “protettori” erano legati da vincoli di parentela con i correi residenti in Albania i quali, per preservare al loro egemonia criminale sul territorio del napoletano nel settore dello sfruttamento della prostituzione ,si avvicendano di volta nei soggiorni in Italia,anche in sostituzione dei sodali che, per problemi legati alla giustizia italiana, rientravano nel paese di origine.

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