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Il maestro pedofilo Jonathan Trupia, origini thailandesi, in servizio all’asilo Montessori a Roma, è stato condannato a otto anni di carcere. L’accusa è violenza sessuale continuata e aggravata. L’orco si sedeva nel banchetto delle sue piccole alunne – ventisei le bimbe abusate – e si faceva infilare le manine nella tasca laceratadei pantaloni, oppure allungava un bacio sulle labbra delle malcapitate a mo’ di premio.

La condanna è arrivato ieri col rito abbreviato, pena stabilita dal gup Elisabetta Pierazzi, che ha accolto le richieste avanzate dal pm Francesca Passaniti. Trupia ha ricevuto lo sconto di un terzo della pena, anche se ritenuto colpevole di tutti i casi contestati. L’insegnante era in carcere da marzo, in attesa della decisione del giudice. Nei confronti venticinquenne originario della Tanzania, con una compagna e un figlio, sono emerse inoltre, ulteriori denunce per altri casi di violenza sessuale nei confronti di bambini, sempre dello stesso istituto.

Tutto è nato grazie ai genitori, che hanno notato nei loro figli comportamenti insoliti e un’indole introversa che li ha insospettiti. La procura ha poi dato il via libera ai carabineri che hanno installato delle telecamere in aula. Le immagini riprese hanno mostrato gli abusi dell’insegnate che, durante la lezione d’inglese, cercando un contatto fisico con le bambine, escogitava dei giochi di ruolo, intimandogli di non dire nulla ai genitori. Subito sono scattate le manette: l’uomo ha poi confessato l’accaduto.

I primi dodici comportamenti sospetti erano stati immortalati nell’asilo in ventiquattro ore di riprese, grazie alle telecamere fatte installare dalla procura ai carabinieri di via Inselci. Era stato qualche parola sfuggita ad una bambina di 4 anni a mettere in allerta una mamma, e via via gli altri genitori. Si è scoperto allora che il maestro faceva stringere ai bambini patti segreti. «Mamma e papà non devono sapere nulla», ripeteva alle sue piccole e ignare vittime.

 

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