E’ polemica sul web per le parole del geologo Balestri che ieri ha partecipato al convengo organizzato a Qualiano: “Per le mie analisi alla Resit 30 mila euro, il commissariato 27 milioni”.

Grande affluenza al convegno “Disastro in Campania” promosso dal comitato no inceneritore Qualiano, i cui relatori di un certo spessore professionale e morale, hanno portato alla luce le motivazioni medico-scientifiche che da sole bastano a delineare l’illogicità di costruire un inceneritore nell’agro giuglianese.

La conferenza si apre con un breve saluto di un geologo toscano che da anni conduce lavori di ricerca in Campania, Giovanni Balestri, che ha ricordato il suo contributo nell’analisi della suolo della Resit, parlando di “delitto deprorevole”, e annunciando una catastrofe che toccherà il suo apice tra 50 anni. Segue il prof. Giulio Filippo Tarro, autore di numerosi libri bianchi scritti a quattro mani insieme ad Antonio Giordano. Tarro spara cifre allarmanti: “l’85 per cento di rifiuti speciali è prodotto dalle regioni del nord Italia. La maggior parte di essi viene sversata in Campania”. Critica fortemente i cosiddetti negazionisti, “l’ordine dei medici di Napoli ha continuato a parlare di non correlazione tra tumori e insalubrità del territorio”.

Definisce negazionista anche il ministro Balduzzi, che, per tempo ha accusato donne e uomini campani di non condurre uno stile di vita sano e corretto, tanto da determinate l’insorgere di malattie. Spiega, infine come la diossina sia cancerogena e che una buona percentuale è di diretta derivazione dagli impianti di incenerimento. Inutile dichiararsi contrario all’inceneritore a Giugliano.
Illuminante il contributo video dell’attore Alessandro Bergonzoni, che ha tracciato una linea parallela tra “geniocidio” alludendo alla razionalità della mente umana che a tavolino ha determinato il disastro in Campania, e “genocidio”, termine a cui non servono parole per la descrizione.

Un contributo da specialista giunge dal dott. Verzella, ricercatore relativamente alle malattie ambientali nella fattispecie, parla dell’incidenza delle intossicazioni da metalli pensanti sull’insorgenza delle patologie autoimmuni e sull’autismo: dichiara di non avere una vasta composizione di pazienti sul territorio a nord est di Napoli, ma secondo la logica, i metalli pesanti, di smaltimento lento e incerto, dovrebbero essere prendenti in gran quantità nell’organismo dei residenti campani. La parola passa a Franco Ortolani geologo e docente della Federico II, che esordisce con un no secco alla costruzione dell’inceneritore: “il territorio bisogna comprenderlo e analizzarlo nella sua complessità; interrare i rifiuti tossici a Nola comporta l’inquinamento delle falde acquifere che arrivano al centro di Napoli. Nessuno è escluso dall’intossicazione”.

Propone la caratterizzazione del territorio prima di qualsiasi altro intervento di bonifica “basta un anno di ritiro dell’esercito italiano dalla missione in Afghanistan per dispiegare le forze sul territorio campano affinché si possa procedere ad un’opera di sminamento di agglomerati si rifiuti tossici presenti”.

Puntale e conclusivo l’intervento di Antonio Marfella: “la criminalità ambientale guadagna solo ad Acerra 260 mila euro al giorno per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Dal governo centrale sono state implementate politiche industriali dilanianti : lo stato per decenni ha secretato i dati per portare avanti uno sviluppo economico malato. All’immobilismo politico bisogna rispondere con il monitoraggio dei rifiuti tossici in Italia che ad oggi non sono ancora contemplati nei registri del ministero”.

Il convengo si conclude con l’attacco del delegato del ministro Orlando, Diego Belliazzi, che afferma: “dispiegheremo in campo strumenti e uomini competenti per sanare il territorio”, ma il pubblico di ambientalisti, attivisti e cittadini comuni non gli crede e lo manda a casa tra rabbia e confusione.

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