teknoservice sequestro area 10mila metri quadri giugliano

Sequestrata area di 10mila metri quadri gestita dalla Teknoservice – Consorzio Gema. Il provvedimento è stato eseguito a Giugliano, in località Palmentiello, dai carabinieri del N.O.E. di Napoli.

I sigilli sono scattati su ordine della Procura della Repubblica di Napoli per il reato di inquinamento ambientale. Dalle indagini sarebbe emerso un quadro indiziario in ordine a vari illeciti ambientali. In particolare, la magistratura ha accertato che nell’area sottoposta a sequestro – deputata al solo parcheggio degli automezzi aziendali – viene effettuata un’illecita attivita di gestione e di stoccaggio di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, in assenza delle prescritte autorizzazioni, con scarico abusivo delle acque reflue.

Altre attività di verifica hanno consentito, in seguito, di rilevare che le acque reflue del percolato derivante dagli autocompattatori ivi presenti, fuoriuscendo dal piazzale dell’area, si riversavano nei fondi agricoli confinanti con pericolo di compromissione e deterioramento significativi degli stessi fondi a causa del continuo accumulo di ferro e di cloruri in porzioni estese di terreno site nelle vicinanze della zona di uscita delle acque abusive.

“Questa proceduta segue il sequestro avvenuto nel 2016. Ad ogni modo quelle che vengono contestate non sono acque reflue ma acque di piazzale, visto che nel cantiere non si svolge alcuna attività produttiva – si difende al nostro giornale Giuseppe Spacone, direttore del cantiere -. Nel piazzale, così come consentito dalla legge, effettuiamo il trasbordo di liquidi da piccoli a grandi mezzi, come avviene in tutta Italia, altrimenti si bloccherebbe il sistema di rifiuti. In cantiere, che è un’area deputata a isola ecologica da ordinanza dei commissari, venivano stipati nei cassoni rifiuti speciali e ingombranti e poi, entro le 48 ore successive, venivano trasportati all’impianto di smaltimento. L’unico illecito da accertare è che le acque di piazzale non sarebbero finite nelle fogne ma in un alveo borbonico”.

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