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Com’è morto Ciro Ascione? Papà Salvatore non crede alla versione fornita dagli investigatori, non crede alla versione dell’incidente e al fatto che il 15enne si sia aggrappato al predellino per non fare tardi a casa ed evitare le reprimende della famiglia.

Esce dall’obitorio, dove può vedere suo figlio per l’ultima volta prima che venga sottoposto all’autopsia. Si sfoga, parla, racconta tutte le incongruenze a Il Mattino, i dubbi e l’incubo vissuto insieme alla moglie Maria. “Per tutta la notte mia moglie ed io ci siamo tormentati con tante domande e brucianti sensi di colpa. Perché, da quanto ho appreso, mio figlio si sarebbe aggrappato a quel vagone pur di giungere in orario alla stazione di Casoria, dove lo aspettavo. È vero, gli chiedevo di rispettare gli orari. Ma con serenità, con la fermezza dolce di un padre. Niente di più”.

Poi continua: “Non sono un genitore che va a dormire sapendo che magari suo figlio tira a campare fuori casa per tutta la notte, a combinare qualche guaio. Sono tempi difficili, soprattutto per chi, come era lui, non è più un bambino, ma nemmeno uomo fatto. E mi sono impegnato affinché Ciro non corresse pericolo. Ora invece ci hanno scaraventato in un altro incubo, sbandierando la storia dell’incidente come unica spiegazione della sua morte”.

Perché dice questo? Non crede a questa ricostruzione? “No, non è così – spiega sempre a Il Mattino -. Questa storia è nata male e finirà peggio, perché ci sono cose che non comprendo. Tra sabato sera, quando abbiamo presentato la denuncia di scomparsa, e fino a domenica alle 13, abbiamo girato in ben cinque uffici diversi delle questura. A raccontare sempre la stessa storia, mentre io chiedevo alla polizia di fare una ricognizione sulla massicciata della ferrovia. Domenica sera ci hanno comunicato che Ciro non era mai entrato nella stazione di piazza Garibaldi”.

Troppe incongruenze, che non convincono Salvatore Ascione. “Poche ore dopo, lunedì, lo scenario cambia. Ciro è stato filmato nella metro di Toledo, ma mai ripreso dalle telecamere di Piazza Garibaldi. Ancora poche ore dopo, e gli inquirenti ci dicono che è salito, non aggrappato, al treno che io aspettavo giungesse a Casoria”.

Ma ci sono altri dettagli che non quadrano: il corpo di Ciro è rimasto tre giorni ai bordi dei binari senza che nessuno lo notasse. E poi il telefonino: “Martedì, vale a dire poche ore prima della scoperta del corpo di mio figlio, due squadre di poliziotti corrono fino a Maddaloni, dove un ripetitore aveva agganciato il cellulare di Ciro. Un altro buco nell’acqua. Il suo telefonino è stato trovato ieri (mercoledì ndr) a una decina di metri dal luogo dove è hanno trovato mio figlio. Di fronte a tutto questo, non so che pensare. Erano sicuri che non fosse arrivato in stazione. Erano sicuri che non aveva preso il treno. E poi erano sicuri che fosse salito. Oggi sono sicuri che invece si era aggrappato. Erano sicuri che il cellulare si trovava a Maddaloni, e invece era li. Ho più che un dubbio”.

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