La condanna di 30 anni pesa su Nicola Panaro. Così comincia a fare piccole ammissioni e nello stesso istante la Dia mette in sicurezza i familiari. Per precauzione e per evitare che ci ripensi subito. Se volesse il boss potrebbe svelare molti dei segreti dei casalesi essendo stato il braccio destro di Sandokan ergastolano.

 

La sua pena insomma, inflitta per un omicidio, avrà forse aperto la sua mente facendolo decidere di collaborare. Nipote del boss Sandokan, ha avuto un ruolo importante nella cosca casertana. Panaro, latitante per diverso tempo,  venne arrestato il il 14 aprile del 2010, dopo otto anni di covi e nascondigli, a Lusciano al confine con Aversa.

 

E proprio sugli appalti a Lusciano e ad Aversa, il boss Panaro potrebbe svelare particolari su quella presunta riunione tra i capiclan che si sarebbe svolta tra il 2005 e il 2006 a Casapesenna. Iovine parlò di Cesaro e degli interessi della famiglia per un affare a Caserta e fu Panaro ad avvisare il boss di questa vicenda. Il nuovo pentito dovrà anche spiegare se c’entra davvero qualcosa con la morte dell’imprenditore Aldo Scalzone detto l’«avvocato» avvenuta nel 1991. Nel 2002, infatti, fece perdere le sue tracce dopo la scarcerazione disposta dalla prima sezione della corte di Assise sammaritana al termine del processo perla morte di Scalzone dove era stato assolto.

 

FONTE IL MATTINO

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