Hanno superato ogni record le centraline di monitoraggio dell’aria la notte di Capodanno tra Napoli e provincia. L’esplosione di botti, petardi e fuochi d’artificio, combinato con l’assenza di vento, hanno fatto schizzare i dati che quotidianamente raccoglie l’Arpac, l’agenzia regionale che misura l’inquinamento in atmosfera, tramite le proprie centraline installate in vari punti della città.

Il dirigente che coordina la mappatura dei veleni che respiriamo, ha fatto sapere sulle pagine del Corriere del mezzogiorno, che il 1 gennaio le apparecchiature hanno registrato una media di 376 microgrammi per metro cubo d’aria di polveri sottili. Il limite previsto da non superare è di 50 microgrammi. Dunque il limite è stato superato di ben sei volte.

E non è tutto. Sempre nella stessa giornata la media delle polveri ultra sottili, che sono di diametro inferiore e quindi penetrano di più rispetto a quelle più grandi nel sistema respiratorio è stata elevatissima: ben 343 microgrammi per metro cubo d’aria. Il picco per esempio è stato registrato intorno alle 2 di notte nella zona della ferrovia dove la concentrazione era di oltre 3mila microgrammi per metro cubo d’aria. Danni non indifferenti per la salute dei cittadini per polmoni, viso e occhi.

Fortunatamente l’aumento del vento e il mutamento delle condizioni meteo hanno fatto abbassare quei valori allarmanti. Gli esperti sostengono che questi picchi così elevati scatenino crisi d’asma, tosse, irritazioni bronchiali. Il tutto va ad aggiungersi allo smog e inquinamento quotidiano che Napoli e provincia soffrono. Nel 2017 la soglia è stata superata per 40 giorni, il limite di sforamenti è di 35 nell’arco di 12 mesi. 

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