Resta al carcere duro Carmine Pagano, nipote del capoclan degli Scissionisti Cesare Pagano. La conferma arriva dai giudici della Cassazione dopo aver respinto il ricorso presentato dal legale del ras degli Amato-Pagano, arrestato nel 2010 a Licola insieme allo zio “Cesarino”.

Carmine Pagano aveva presentato ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che disponeva il regime di 41 bis determinato dalla “posizione di rilievo nell’ambiente camorristico”. Così il ricorso alla Cassazione che però l’ha definito “inammissibile”. Ora dovrà pagare anche 2mila di euro di spese processuali. Lo scorso marzo il 34enne era stato condannato all’ergastolo con l’accusa del duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, delitto che avviò la cosiddetta prima faida di Scampia contro i Di Lauro nel 2004. Insieme a lui furono condannati al “carcere a vita” altri 13 imputati, tra boss e “colonnelli” della Scissione che, secondo gli inquirenti, diedero vita alla faida con l’uccisione dei due fedelissimi di Cosimo Di Lauro. In aula Carmine Pagano aveva anche ammesso le responsabilità nella morte di Montanino e Salierno ma ciò non è servito ad evitare la pesante condanna. Adesso arriva anche la conferma al carcere duro.

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