Il clan era gestito da lei: Donna Imma. La moglie del boss Ciro Troia, in carcere. Era lei, Immacolata Iattarelli, 55 anni, bruna, bella e intraprendente a tenere le redini della cosca dei “Troia” a San Giorgio a Cremano. La sua avventura però, che ricorda per il nome e il fascino criminale quello di Donna Imma Savastano nella prima stagione della serie tv Gomorra, si è interrotta ieri con l’arresto, avvenuto su ordine della DDA nell’ambito del blitz che ha portato a 37 persone in manette.

Si faceva chiamare “la sindaca”, il passaggio nel quartiere incuteva timore. Il suo ruolo principale comprendeva due funzioni: la riscossione delle somme dovute o dai commercianti estorti o dai gestori delle piazze di spaccio. E che fosse lei a gestire il business della cosca è chiarissimo ed emerge dalle intercettazioni riportate nell’ordinanza di 1146 pagine emessa ieri dalla Procura di Napoli. In particolare le conversazioni in carcere con coniuge e figli intercettate dai Carabinieri, evidenziano come tutto ruoti intorno alla sua figura e che, come dichiarato dai collaboratori di giustizia, sia lei a dirigere l’organizzazione in assenza dei congiunti tutti detenuti, anche attraverso le decisioni trasmesse da questi ultimi nel corso dei colloqui in carcere.

A confermare questa ricostruzione è la rivelazione del pentito Alfredo Troia: “Da quando ho iniziato a far parte del clan Troia, io dovevo rappresentare mio zio per tutti gli affari del clan, poi riferivo il tutto alla Iattarelli che è la vera reggente del clan in assenza del marito detenuto. La Iattarelli poi porta le imbasciate nel carcere e riceve ordini dal marito. Poi la Iattarelli mi dà disposizioni a me”.

Insomma, attraverso gli ordini impartiti dal capoclan Ciro Troia durante i colloqui, la donna gestisce personalmente la cassa del clan e provvede alla ripartizione dei proventi delle attività illecite tra gli affiliati e al mantenimento delle famiglie dei detenuti. Non solo, il suo ruolo si estende anche ai rapporti con le altre organizzazioni, in particolare con i Rinaldi, ai quali sono legati anche da vincoli di parentela. La forza e il ruolo di donna Imma emerge anche in un’altra intercettazione. E’ lei stessa a contattare un imprenditore di San Giorgio a Cremano, taglieggiato dal clan, imponendogli di saldare il conto presso un negozio alla moda: “Mia figlia ha comprato una cinta da 370 e si deve ritirare. Che vogliamo fare?”.

 

continua a leggere su Teleclubitalia.it
resta sempre aggiornato con il nostro canale WhatsApp
Banner tv77 Finearticolo