«Non ricordo nulla di ciò che è accaduto in camera. So che stavamo litigando e, subito dopo, come se il tempo di fosse fermato, sento mio figlio che mi chiama dall’altra stanza. Dell’aggressione non ho alcuna immagine»: lo ha riferito Dritan Sulollari, reo confesso dell’omicidio della moglie, Migena Kellezi, 30 anni, ieri mattina a Gradisca d’Isonzo (Gorizia), nel corso del l’interrogatorio svoltosi oggi di fronte ai carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia, al comando del tenente colonnello Pasquale Starace, e del suo legale di fiducia Paolo Bevilacqua.

«Il litigio era scoppiato per le solite ragioni – ha spiegato l’albanese – mi rinfacciava che non lavoravo, che stavo sempre in casa. Inoltre, non c’era accordo sulla separazione e sull’affido del bambino». Nulla però sulle fasi dell’aggressione. «So che ho evitato di far vedere a mio figlio la mamma morta in camera e gli ho detto che mi ero ferito e che dovevo andare in ospedale – ha concluso Sulollari – ma non chiedetemi cosa sia accaduto quando avevo il coltello in mano e come mi sono ferito alla mano perché non lo so».

Domani alle 12 è prevista l’udienza di convalida del fermo mentre sabato mattina è in programma l’autopsia. Il bambino, che ha solo otto anni, è stato affidato dal giudice minorile ad un amico di famiglia della coppia in attesa di capire cosa accadrà quando arriveranno i nonni dall’Albania. f_s 2017-11-10 alle 13.31.37

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