Pur essendo uno dei boss più potenti di Napoli, Francesco Mallardo aveva un punto debole: le parole dei pentiti. In particolare era disposto a tutto pur di zittire Giuliano Pirozzi, uno dei pochi affiliati al clan passati dalla parte dello stato. L’ex colletto bianco al soldo del clan giuglianese, con le sue parole, rischiava di far saltare tantissimi affari.

Per Mallardo però era sufficiente attuare una serie di pressioni intimidatorie. “Lo mando a minacciare, quello deve tornare indietro” – le parole che il superboss avrebbe riferito alla moglie.

Il retroscena emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con cui due giorni fa la DDA ha ottenuto l’arresto di quattordici esponenti di punta dei Mallardo e di altri sei affiliati invece ai Di Biase. Un colpo durissimo alla compagine giuglianese con affari fino al centro storico di Napoli, grazie all’alleanza con i Contini del Rione Amicizia.

Nei guai, oltre agli affiliati ai clan sopracitati, sono finiti anche degli imprenditori, dei dipendenti del comune ed un consigliere comunale eletto con oltre 800 preferenze.

Il potere dei Mallardo sembrava saldo, ma a creare qualche grattacapo al capoclan ci aveva pensato appunto Giuliano Pirozzi. Il colletto bianco poteva mandare a monte affari milionari e Ciccio Mallardo, all’epoca agli arresti domiciliari a Sulmona, aveva ben in mente come fermarlo. Minacce pressanti e continue perché tira in mezzo “gente innocente che non conosce proprio“.

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