Il neopentito Vincenzo Amirante parla della Paranza dei Bambini. Nuovi retroscena e nuovi dettagli sul cartello criminale di Forcella che ha seminato il terrore nel centro storico di Napoli: stese, droga ed omicidi. Ma anche il grande business del falso. “Rendeva 14mila euro a settimana” ha raccontato il collaboratore di giustizia.

Poi tira in ballo anche il figlio: “Ho fatto parte del gruppo criminale inizialmente costituito dai Sibillo, dai Giuliano e da mio figlio Salvatore”. E sull’omicidio di Maurizio Lutricuso, ucciso per una sigaretta negata nel 2014 davanti a una discoteca a Pozzuoli (il Privat One, ndr), ha raccontato: “Fu commesso da Vincenzo Costagliola per futili motivi mentre a vantarsene era il ragazzo che stava con lui e che è stato condannato”. Costagliola – come ricorda Il Mattino – è stato condannato a sedici anni in primo grado come istigatore e il sedicenne che era con lui a 23 anni di carcere come esecutore.

Adesso le dichiarazioni di Amirante finiscono nel processo d’Appello contro il gruppo Sibillo-Giuliano-Amirante-Brunetti, già condannati in primo grado. Amirante è considerato uno dei protagonisti all’interno del clan inizialmente formato dai Sibillo e dai rampolli della famiglia Giuliano. Il 53enne con il suo pentimento potrebbe aprire un nuovo spaccato sulla camorra di Forcella.

 

 

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