È finita l’altro ieri sera, o perlomeno ha subito una bella battuta d’arresto, la carriera criminale di Bruno Mascitelli, detto ‘o canotto, arrestato in un appartamento di Giugliano mentre era ospite di un parente. Un recordman se si pensa che è stato ritenuto vicino a ben quattro clan. Ma non è una voltagabbana, anzi, nel suo curriculum criminale mostra una certa coerenza, con l’apparentamento sempre a clan alleati tra loro.

Ora sarà costretto ad un po’ di riposo. Era latitante dal maggio scorso, da quando cioè era arrivato l’ordine di carcerazione per la condanna definitiva a sette anni e mezzo di reclusione per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Di sicuro non ha passato tutta la sua latitanza a Giugliano, di cui è nativo anche se originario di Ponticelli, ma comunque si sentiva sicuro, se è vero che gli investigatori l’hanno trovato con il pigiama a casa del nipote, mentre aspettavano la compagna che si era allontanata per acquistare la cena.

Ai Carabinieri della compagnia di Giugliano e agli uomini del nucleo investigativo di Castello di Cisterna che lo stavano arrestano non ha opposto resistenza, né tanto meno ha tentato la fuga. Si è infatti lasciato tranquillamente ammanettare.

Secondo gli inquirenti Mascitelli è il reggente dell’omonimo clan, che nell’ultima relazione semestrale dell’Antimafia viene però definito “clan minore”. Dopo essere stato legato a vari clan camorristici aveva messo su un suo gruppo, a cominciare dal 2015, quando cioè fu scarcerato dopo aver scontato una pena di 4 anni.

Uscito di prigione è stato abile ad inserirsi nei vuoti di potere lasciati da organizzazioni criminali decimate da arresti e condanne. In un’immaginaria mappa del crimine nell’hinterland napoletano, gli inquirenti lo collocano a Ponticelli, subito dopo l’implosione del clan Di Micco, ma aveva numerose amicizie anche a Pomigliano D’Arco e Casalnuovo. Ed è proprio da Pomigliano che ‘o canotto era ripartito, circondandosi di giovani e violente paranze di ragazzini. Ambizioso e carismatico, stava cercando di allargare i suoi interessi anche su Ponticelli, scontrandosi inevitabilmente con il clan Di Micco.

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